"Ho sentito le polemiche relative al servizio di 'Povera Patria' sul signoraggio bancario e le polemiche relative al 'divorzio' del 1981 Tesoro-Banca d'Italia. Purtroppo ancora oggi pseudo economisti non sanno valutare a pieno l'effetto della nefasta lettera di 'divorzio' inviata dall'allora ministro dell'Economia Beniamino Andreatta all'allora Governatore della Banca d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi, e quello che questa lettera produsse sui conti pubblici". Così il 'sovranista' Antonio Maria Rinaldi, professore di Economia Politica alla Link Campus University di Roma e autore di Scenari Economici, commenta il caso scoppiato sulla scheda sul signoraggio andata in onda nel programma di Rai2 finito al centro di una bufera sui social.
Tornando sulla lettera del Tesoro guidato da Andreatta che 'sollevò' la Banca d'Italia dall'obbligo 'd'intervento' nelle aste dei titoli pubblici finalizzato per calmierare i tassi d'interesse, Rinaldi osserva come quel provvedimento generò, con l'esplosione dei tassi d'interesse corrisposti sui titoli pubblici lasciati alla sola determinazione dei mercati, un danno alla ricchezza collettiva e sottrasse risorse vitali all'economia reale. Questa decisione, osserva, ha avuto effetti pesanti sul debito pubblico che, spiega Rinaldi, "raddoppiò nel giro di appena 14 anni principalmente a causa dell'aumento dei tassi d'interesse".
Capisco, rileva ancora l'economista, "che molti 'economisti' per motivi meramente politici sottovalutino geli effetti del divorzio" del Tesoro con la Banca d'Italia. "Ma i fatti sono evidenti. Questa decisione - sottolinea Rinaldi - fece esplodere i tassi di interessi e quindi contribuii a fare aumentare il debito italiano".